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Gian Arturo Ferrari e il suo "Libro"

 

Gian Arturo Ferrari sarà a Ravenna il 25 settembre 2014 per presentare il suo saggio sulla storia e il futuro del libro

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Gian Arturo Ferrari presenta "Libro"

Giovedì 25 settembre 2014 ore 17.45

Sala Muratori dell’Istituzione Biblioteca Classense

Interverranno

  • Gian Arturo Ferrari
  • Claudia Giuliani Direttrice Istituzione Biblioteca Classense
  • Claudio Leombroni Responsabile Musei Archivi Biblioteche della Provincia di Ravenna
  • Paolo Valenti Assessore Beni e attività culturali della Provincia di Ravenna

Insieme a

  • Nevio Galeati autore e giornalista de Il Resto del Carlino
  • Matteo Cavezzali blogger per il Fatto Quotidiano

>>L'evento su Facebook

Direttore dei Libri Mondadori nei primi anni novanta, poi direttore generale della divisione Libri Mondadori (Mondadori, Einaudi, Electa, Sperling&Kupfer, Edumond, Piemme),  editorialista del «Corriere della Sera», dal 2010 al 2014 Ferrari ha presieduto il Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni e delle Attività culturali.

In “Libro” l’autore affronta un’approfondita analisi del futuro del libro, raccontandone la storia da manoscritto poi volume stampato con i caratteri mobili fino ad arrivare all’ebook, spaziando tra i mestieri dell’editoria e tra le difficoltà che questo settore incontra da tempo, accanto a statistiche sulla lettura oggi in Italia sempre meno confortanti.

Introdotti dai saluti dell'Assessore Beni e attività culturali della Provincia di Ravenna Paolo Valenti, a Ravenna dialogheranno con lui Claudia Giuliani, Direttrice della Istituzione Biblioteca Classense e Claudio Leombroni, Responsabile Musei Archivi e Biblioteche della Provincia di Ravenna, insieme a Nevio Galeati, autore e giornalista de Il Resto del Carlino, e a Matteo Cavezzali, blogger per il Fatto Quotidiano.

“Dobbiamo molto al libro. La vita intellettuale degli uomini ha avuto nel libro il suo utensile più versatile e insieme il suo emblema più glorioso. La vita  emotiva, interiore, degli uomini ha trovato nei libri quella comprensione, quel colloquio, quell’intima rispondenza a sé che non sempre gli altri uomini sono stati in grado di offrire. Un simile riconoscimento che confina con la riconoscenza non ci autorizza però né a perseverare nelle illusioni né ad avvolgere noi stessi e il libro in una nebbiosa retorica. Al contrario, possiamo usarlo – lui, il libro – per fare quello che gli è sempre riuscito meglio. E cioè indagare,
ricercare, discernere e, alla fine, capire, conoscere. E preservare, salvare. Questo, infatti, è stato il suo ufficio, la sua fortuna e la sua gloria”

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L'invito (279kB - PDF)