I CIVILI NON SI DIFENDONO BOMBARDANDO!
Per
imporre una "No fly zone" sui cieli della Libia e difendere i civili è
davvero indispensabile bombardare? Perché non è stata
seguita la stessa prassi anche per la Palestina e la Cecenia?
E'
nota “l'intelligenza" delle bombe e la loro pericolosità anche per
decenni!
Quanta
ipocrisia: l’Italia a differenza degli altri Paesi finora non ha sospeso i
propri contratti di armi e ha continuato a essere il
maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi! La Francia ha
fornito i Mirages che adesso vuole abbattere!
Si
tagliano i fondi alla scuola, all’assistenza e alle pensioni, ma per la guerra
i soldi non mancano mai!
Quanto
ha pesato il petrolio libico e la catastrofe nucleare giapponese su queste
ultime, sciagurate, scelte internazionali?
Nuovamente
l’Onu viene utilizzata per scatenare un’altra guerra
internazionale e nuovamente sconfessa la ragione della propria esistenza,
sancita nel preambolo del proprio Statuto.
NO A QUESTA ULTERIORE GUERRA ALLA QUALE L'ITALIA PARTECIPA
RINNEGANDO PER ENNESIMA VOLTA L'ART. 11, L'ART. 78 E ART. 87 DELLA PROPRIA
COSTITUZIONE.
Documentazione:
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Art. 11. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
(NOTA: la seconda parte di questo articolo faceva riferimento nelle intenzioni dei Costituenti, alle limitazioni di sovranità dell'Italia necessarie ad una futura Europa unita che si desiderava costruire)
Art. 78. Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari.
Art. 87. Il
Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità
nazionale.
(....)
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
CARTA DELLE NAZIONI UNITE
Preambolo
Noi popoli delle Nazioni Unite,
decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità…
… hanno
concordato il presente Statuto delle Nazioni Unite ed istituiscono con ciò
un’organizzazione internazionale che sarà denominata
le Nazioni Unite.
RISOLUZIONE ONU 1733 del 2011
NO
FLY ZONE - La risoluzione vieta «tutti i
voli nello spazio aereo (...) con l'obiettivo di proteggere i civili». Il divieto non si applica «ai voli il cui unico
obiettivo è umanitario». Gli Stati, che «potranno agire a
livello nazionali o tramite organizzazioni regionali», vengono
autorizzati a mettere in atto la no fly zone. Le operazioni dei
jet militari andranno intraprese «dopo aver notificato il segretario generale
(dell'Onu) e il segretario della Lega Araba».
PROTEZIONE DEI CIVILI, MA NO A «FORZA
OCCUPANTE» - Il testo autorizza l'uso di «tutte le misure necessarie» per
«proteggere i civili e le aree civili popolate sotto
minaccia di attacco in Libia, compresa Bengasi», citata esplicitamente per
permettere un intervento prima dell'arrivo delle forze di Muammar Gheddafi. Il
Palazzo di Vetro dovrà essere «informato immediatamente delle misure intraprese
dagli Stati» a questo scopo. In questo passaggio, rispetto alla prima versione,
è stato aggiunto un inciso importante che «esclude una forza occupante» in
Libia.
RAFFORZAMENTO EMBARGO E SANZIONI -
La bozza impone misure ancora più dure per fermare le armi che arrivano ai
soldati di Gheddafi e «al personale mercenario armato», autorizzando ispezioni
in «porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei». Riguardo le sanzioni contro il regime, la bozza aggiunge nuovi nomi
rispetto a quelli contenuti nella risoluzione 1970, approvata qualche giorno
fa. In particolare, vengono inseriti l'ambasciatore
della Libia in Ciad e il governato di Ghat (in Libia del Sud), perchè
«coinvolti nel reclutamento dei mercenari» da altri Paesi africani.
BANCHE BLOCCATE E STOP AI VOLI COMMERCIALI - Vengono
bloccate una serie di entità finanziare libiche quali la Central Bank of Libya,
la Libyan Investment Authority, la Libyan Foreign Bank, oltre che la Libyan
National Oil Company. Tutti i voli di tipo commerciale da e per la Libia vengono vietati, esattamente come quelli militari, per
fermare l'afflusso di denaro nelle casse del Colonnello o l'arrivo di nuovi
«mercenari».
La prima settimana di
guerra in Libia è costata ai paesi occidentali intervenuti oltre 600 milioni di euro. 568 milioni di euro per i
primi giorni dell'offensiva "Odissea all'Alba". Le prime stime sono
state rivelate dal settimanale americano National Journal e dal mensile
francese Challenges. Secondo Jean-Marie Colombani, ex direttore di Le Monde, il mantenimento della zona di esclusione aerea
rappresenterebbe una spesa settimanale dai 21 ai 67 milioni di euro. Secondo il
vicedirettore dell’istituto francese per le relazioni internazionali e
strategiche (Iris), un anno di applicazione di no fly
zone in Libia costerebbe fra i 150 e i 250 milioni di euro.
Il solo primo giorno di
conflitto ha comportato per gli USA una spesa di 68 milioni di
euro. I missili Tomahwak lanciati dagli Stati Uniti, ciascuno del costo
che si aggira tra i 700.000 e 1.500.000€, in media di € 800.000, sono stati 170 mentre i mezzi aerei ogni ora accollano € 6.000 per il
carburante e 700 per la sola manutenzione. Al momento dell’inizio delle
operazioni il Pentagono aveva vicino alle coste libiche tre sottomarini
(mantenimento da 90 a 150.000 $ al giorno), due
cacciatorpediniere (da 50 a 60.000 $), due navi d’assalto, una di esse
portaerei (da 150 a 200.000 $). I caccia e i bombardieri hanno realizzato circa
1.000 incursioni, incluse però 120 per opera della Gran Bretagna e non più di
140 per mano francese.
I bombardieri B-2 Spirit
hanno effettuato inizialmente tre spedizioni in Libia
dalla base aerea del Mississipi: consumano in proporzione meno di un caccia
però la manutenzione è più cara, inoltre la distanza che devono coprire è più
lunga, cosicché il costo sale a 15.000 $ all’ora.
La perdita di un caccia
F-15-E “Strike Eagle” è costato alla Forza Aerea
Statunitense 55 Mln $.
Un giorno medio di
guerra degli Stati Uniti si calcola costi intorno ai 130 milioni di dollari, ma
con la riduzione delle attività americane, la loro spesa dovrebbe ridursi a 40
milioni di dollari al mese.
E’ molto ma sopportabile
per il bilancio, in base al commento del vicesegretario per i finanziamenti
delle Forze Armate statunitensi, l’ Adm. Joseph
Mulloy, in realtà la maggioranza delle operazioni navali del Pentagono vengono pagate posteriormente con il denaro dei “costi
imprevisti” previsti dai finanziamenti.
La rivista Forbes spiega
che la Difesa americana costa circa 2 miliardi di dollari giornalieri. Questo
denaro non è sufficiente per condurre un’operazione duratura
ma solo per interventi sporadici che non durino troppo, come appunto nel
caso della Libia.
A partire dal 31 marzo la NATO ha assunto ufficialmente il comando dell’operazione
militare in Libia dalla mano degli Stati Uniti, con una cessione effettiva dal
4 aprile.
Il Pentagono cerca di
ridurre la partecipazione dei suoi aerei da combattimento nei bombardamenti e
nel pattugliamento aereo sino a un terzo delle incursioni.
Di fronte la riduzione
della partecipazione statunitense alle operazioni, l’Europa sarà obbligata ad
aumentare la propria partecipazione. D’altronde i dati del Fondo Monetario
Internazionale dicono che nel 2010 il PIL della Unione
Europea è arrivato a 16 mila miliardi di dollari e quello degli Stati Uniti a
14,5 mila miliardi (la CIA afferma che il PIL dell’Europa è di 15,9 mila
miliardi, ma in ogni caso superiore a quello statunitense).
L’idea
di distribuire i costi è proprio della Casa Bianca e del Congresso che
ricordano che i costi delle campagne in Yugoslavia e Kosovo (1999), Afghanistan
(2001) e Iraq (2003) sono stati quasi completamente sostenuti dagli USA.
Per la
Francia la prima settimana è costata 21 milioni di euro. Sempre secondo
l’ex-direttore Colombani, le 400 ore di volo dei caccia francesi Mirage 2000 e
Rafale sono costate 5 milioni di euro esclusa la spesa
del carburante e quella dei missili AASM che costano 300mila euro ciascuno.
Gli esperti britannici
assicurano a loro volta che Londra nella prima settimana delle operazioni ha
avuto costi per 25.000.000 di sterline escluse le munizioni.
La spesa per l’Italia
che in una settimana è stata di circa 12 milioni, di cui 10 per l’aviazione; i
Tornado hanno eseguito infatti 32 sortite ciascuna del
costo di 300 mila euro escluso l’eventuale lancio di missili anti-radar AGM-88
HARM (che vengono circa € 200.000 al pezzo).
I velivoli impegnati
restano dodici, otto dell’Aeronautica e quattro della Marina. I primi sono per
metà caccia Typhoon che continueranno a pattugliare lo spazio aereo per il
controllo della “no fly zone” e per metà Tornado ECR equipaggiati con missili
antiradar Harm per la soppressione delle difese aeree (radar). Nei prossimi
giorni questi jet potranno essere sostituiti da Tornado della versione Ids,
bombardieri in grado di impiegare ordigni a guida laser o gps (per colpire postazioni, mezzi, anche corazzati e artiglierie) e missili
da crociera Storm Shadow, destinati a obiettivi come bunker e centri di comando
e controllo. Va sottolineato che i Tornado
rappresentano da sempre una spesa più elevata degli altri caccia, come i
Typhoon. I quattro cacciabombardieri Harrier imbarcati sulla portaerei
Garibaldi, utilizzati per il controllo dello spazio aereo, verranno
impiegati anche per condurre attacchi al suolo con bombe e missili teleguidati
Maverick (quest’ultimi relativamente costosi, essendo dotati di un sistema di
guida televisivo sofisticato). I velivoli saranno disponibili per missioni di attacco insieme di una quarantina di jet alleati
(statunitensi, britannici, francesi, belgi, canadesi, norvegesi e danesi) già
assegnati a questi compiti. Gli aerei italiani impiegano armi intelligenti
(guidate), le bombe Paveway a guida laser e le Jdam a guida
gps. Per ridurre i danni collaterali gli arsenali italiani dispongono
di 500 Small Diamter Bombs, ordigni da 125 chili depotenziati per ridurre
il raggio d’azione dell’esplosione.
I restanti 2 milioni
sono stati spesi in carburante per le navi impiegate: la portaerei Garibaldi,
una fregata, il cacciatorpediniere Andrea Doria, il
pattugliatore Borsini e la rifornitrice Etna, che consumano 300 mila
euro al giorno di gasolio. Anche nel nostro caso vanno però
separate le spese per la gestione ordinaria dei mezzi.
La guerra libica
potrebbe costare all’Italia oltre un miliardo. A metà aprile La Russa disse in
un’intervista che erano già stati spesi 500 milioni,
contando anche i fondi del ministero dell’Interno per l’emergenza profughi e
immigrati. Bossi ha parlato martedì di costi "per
700 milioni di euro in tre mesi tra missione militare e rimpatri”. Sul piano
militare, l’impiego di aerei e navi nel primo mese di
guerra ha raggiunto quasi 50 milioni di euro, considerando 1.200 ore di volo.
Sulle spese influiranno due fattori: la durata delle operazioni e il consumo di
bombe e missili i cui costi variano dai 30/40 mila
euro per le bombe guidate a quasi un milione di euro per un modernissimo
missile da crociera Storm Shadow . Un decreto dovrebbe coprire le spese per la
missione libica, ma non è chiaro se si tratterà di un provvedimento ad hoc o se sarà integrato il finanziamento semestrale per
le missioni all’estero pari a 1,5 miliardi annui.
Ma una parte delle spese è
compensata dalla sospensione dei finanziamenti per le riparazioni di guerra
concordate nel trattato italo-libico, pari a 250 milioni di dollari l’anno per
20 anni. Ulteriori risparmi si otterranno riducendo la
presenza in Kosovo e Libano, dove sono schierati rispettivamente 650 e 1.400
militari. Quest’anno il contingente italiano aggregato alla K-For assorbirà
circa 72 milioni di euro. La missione Unifil in Libano
costerà 212 milioni di euro.
Dal Ministero della
Difesa apprendiamo il bilancio di previsione del 2011 è di
circa 20.556.850.176 Euro e che arriverà a toccare i 21.366.774.743 Euro nel
2013. Secondo dati Istat la cifra destinata alla Difesa è passata dal 2,4% del
2000 al 3,0% del 2009.